Visitare Trieste è come vedere tante città insieme, un po’ ti ricorda Lisbona, con il suo essere di confine e con la stessa piazza aperta sul mare (anche Piazza Unità d’Italia di Trieste è nettamente più affascinante), i suoi grandi e maestosi viali ti fanno venire in mente Torino, altri scorci nelle vie meno trafficate ricordano i locali di Berlino.
Salendo poi verso la collina, le strade dritte che portano la mare mi riportano a casa nella città capoluogo delle Marche, il tutto con la sensazione di non essere in Italia ma in Europa.
Due giorni per visitare Trieste, ve lo dico subito, non sono sufficienti, sì puoi vedere i monumenti principali anche perché la città non è grande e si gira benissimo a piedi prendendo qualche mezzo pubblico per i punti più lontani come la frazione di Prosecco o il famosissimo castello di Miramare, ma non ti saranno sufficienti per capirne l’essenza, ed è questo quello che è capitato a me. Ho visitato Trieste grazie al quarto instameet nazionale degli instagramers, abbiamo visto la città attraverso una splendida e originale caccia al tesoro fotografica (avevo il tour dei caffè letterari che vi racconterò in un post successivo) ma più giravo per le vie più mi rendevo conto che il tempo a mia disposizione non era sufficiente.
Tanti erano i posti da visitare, da conoscere e da vivere e poco il tempo necessario per gustarsi un caffè nei tantissimi caffè storici, perdersi tra le tantissime librerie della città, tra cui la magnifica di Umberto Saba, rivivere le emozioni quotidiane di Italo Svevo e di James Joyce che proprio a Trieste iniziò a scrivere l’Ulisse e passeggiare lungo mare fino ad arrivare al molo Audace dove il 3 novembre del 1918 attraccò il cacciatorpediniere audacie la cui ancora è esposta ora alla base del faro della Vittoria.
Trieste è una città da visitare con calma, assaporando ogni sua esperienza, facendo tesoro dei bellissimi scorci che offre in ogni sua angolazione e magari portandosi un libro dietro da leggere nel lussureggiante parco pubblico Tommasini, dove Italo Svevo faceva dire al suo Zeno:
“Dapprima, per diversi giorni, giunsi solo al Giardino Pubblico e con la sincera intenzione di gioire di quel verde che apparisce tanto puro in mezzo al grigio delle strade e delle case che circondano“.