Viterbo: subito ai più viene in mente la città dei Papi, ad altri l’immagine della sua superba piazza, set di una fiction molto amata come il Maresciallo Rocca. Meno conosciute le sue terme e il quartiere di San Pellegrino. Ed è proprio quest’ultimo che reputo invece uno dei motivi principali per visitare la città.
Il mio primo racconto extra Marche lo dedico a Viterbo, città che ho visitato qualche anno fa durante una piacevole vacanza estiva e che ho avuto il piacere di rivedere durante un incontro Instagramers. Il quartiere di San Pellegrino è la parte medioevale, e perfettamente conservata, di Viterbo. Sembra di fare un tuffo nel passato ripercorrendo le sue vie, ammirando i caratteristici profferli, ossia le scalinate esterne che conducevano al piano superiore degli edifici, le case a ponte e gli archi in tufo.
Il quartiere è attraversato poi dalla via Francigena per cui è stato un crocevia di viandanti e pellegrini. È possibile ancora vedere il lavatoio, conservato anch’esso in ottimo stato, ed immaginare i pellegrini riposarsi lungo le vie della città prima di riprendere il loro cammino.
Poco lontano si apre la magnifica piazza del Plebiscito, quella del conclave con il superbo Palazzo dei Priori. Sì perché Viterbo fu sede pontificia nel XIII sec per circa 24 anni duranti i quali furono eletti diversi Papi.
Prima di entrare nella piazza, dalla strada di accesso del quartiere San Pellegrino, buttate un occhio alle pietre dell’antica cinta muraria medioevale. Se andate a Viterbo non dimenticate poi, anche se d’inverno, di portare il costume: le terme e i loro effetti benefici sono imperdibili.

Si intravede lungo il bordo della fontana sulla sinistra la scritta “Filotrano” dove la Nembo combatté nel 44 una delle sue battaglie più cruente.
Un’ultima chicca: sebbene sia un racconto extra-Marche un po’ della nostra splendida regione c’è: Viterbo dedica infatti ai paracadutisti una fontana sulla quale sono incise le città in cui il corpo ha combattuto le sue battaglie più significative.
Tra queste c’è anche Filottrano (a dire il vero manca una T al nome della città ma poco importa) dove nel luglio del ’44 la Nembo combatté una delle sue battaglie più aspre e importanti per liberare la città dai tedeschi e provvedere poi alla liberazione della città di Ancona. I segni di questa battaglia sono ancora evidenti per le vie di Filottrano e magari proverò a raccontarveli in un post.