Lisbona – Tra i vicoli di Alfama

by Racconti di Marche
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ALFAMA – Il quartiere più famoso e suggestivo di Lisbona, in un racconto che seguendo il percorso del tram n. 28 abbraccia poi un po’ tutta la città.

 

Se per tutto il tragitto cercate di tenere il più possibile il viso vicino al vetro oppure tentate di sporgervi ogni tanto dal finestrino per vedere meglio, perplessi ma affascinati, come quella cigolante scatola di ferro sfiora i passanti pur senza toccarli, lambisce i muri degli edifici ma non li graffia, incrocia altri veicoli a una minima ma calcolatissima distanza, si arrampica su stradine ripide e ridiscende per vicoli scoscesi, gira stretta dietro l’angolo di un palazzo, quasi accarezza i gerani di un balcone, allora vuol dire che siete nel posto giusto e sul mezzo giusto per iniziare a visitare e a godervi Lisbona.

 

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Dev’essere sicuramente Alfama, il quartiere più vecchio, più autentico e più seducente della capitale lusitana. E se i sedili su cui vi siete accomodati sono quelli dell’“electrico 28”, il tram storico di Lisbona, il più carico di anni, di vicende, di racconti e di poesia, allora tutte le condizioni sono perfette per un viaggio nel fascino genuino e sincero della Lisbona più antica e popolare. È comodo prenderlo lungo Rua de Conceiçao, nel quartiere della Baixa. Poco dopo che siete saliti comincia a inerpicarsi su per stradine tortuose e vicoli stretti portandovi nel cuore dell’unico quartiere che tenacemente ha resistito al devastante terremoto del 1755 e che ora rappresenta più che mai la vera anima della capitale portoghese.

 

Il leggendario tram n.28 che conduce al quartiere di Alfama

Il leggendario tram n.28 che conduce al quartiere di Alfama

Un tempo Alfama era abitato soprattutto da pescatori e marinai, oggi, benché invaso dai turisti, conserva uno spirito intensamente popolare: ci vivono gli operai e gli artigiani, ci lavorano i venditori ambulanti, ci giocano i bambini per la strada, ci arrancano le signore con le buste della spesa, ci indugiano gli anziani curiosi addossati agli archi delle porte, ci gocciolano i panni stesi su fili tirati tra una facciata e l’altra. Potete scendere in qualsiasi momento, perché i binari del tram vi portano solo a sbirciare e a indovinare certi vicoli chiusi, i cortili interni, gli angoli segreti, i paesaggi che promette un belvedere. Il resto è fatica di acciottolati da calcare, salite da sfidare, scalinate che si arrampicano fra i muri slavati dal tempo, vicoli angusti per nessun dove che prima o poi vi chiuderanno il cammino ma che vi regaleranno comunque un bel balcone fiorito, un portale scolpito, un’elegante balaustra in ferro battuto, una delicata facciata decorata ad azulejos.

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Alcune di queste “discese” dal 28 sono quasi “obbligatorie”, come quando passa davanti alla Sé Patriarcal, la cattedrale di Lisbona, risalente al XII sec., che conserva inalterato il maestoso aspetto romanico. Oppure quando, all’approssimarsi della fermata, il conducente comincia a snocciolare ad alta voce “castelo!, castillo!, castle!, chateau!, castello!”: capite che è il momento di scendere e proseguire a piedi fino all’entrata del Castelo Sao Jorge, che sulla collina più alta di Lisbona domina Alfama, immerso in un bel parco di alberi e giardini. Una passeggiata lungo le mura e i bastioni offre uno spettacolare panorama sulla capitale e sul suo fiume.

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Da qui la città si può leggere come uno stradario: la Lisbona più moderna, interamente ricostruita dopo il terremoto del 1755, si squaderna vanitosa sotto i vostri occhi, mette in fila gli eleganti edifici neoclassici disponendoli a griglia nella raffinata geometria del quartiere della Baixa, invita suadente ai tavoli dei caffè e dei ristoranti che affollano le maestose piazze qualche passo più a nord (Praça dos Restauradores, Praça da Figueira, Rossio), spinge lo sguardo fino alla collina opposta ad Alfama, il Bairro Alto, intrico di strade pulsanti di vita notturna, di vecchi caffè e di locali di fado.

Ma almeno un’altra sosta è doverosa lungo il percorso del 28. Quella necessaria per raggiungere il largo Santa Luzia, dove vi attende l’omonimo Miradouro, una terrazza che all’ombra di un delizioso pergolato di buganvillea ospita anziani che giocano a carte, coppiette sospirose e ammaliati turisti che ammirano una delle più pittoresche vedute di Lisbona: sotto di voi un tappeto di tetti rossi s’infuoca verso il tramonto e imprigiona lo sguardo, finché non ne sarete più padroni, portandolo dove vuole, sempre più in là, lontano, verso il “mare di paglia” solcato da un continuo andirivieni di mercantili che vanno a caricare e scaricare container lungo i docks. Perché Lisbona è soprattutto un porto, e lo si vede in particolar modo da qui, dove il Tago ancora per poco è un fiume. Appena più in là si effonde in perturbanti immensità, in atlantiche distanze, in inquietudine e saudade. È l’avamposto dell’Europa, dopo ci sono solo un’infinità frastornante e un nuovo mondo.

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Se il racconto di Lisbona vi ha intrigato, e siete marchigiani date uno sguardo ai voli da Ancona per il Portogallo.

Questo post è stato scritto da Paolo, inseparabile compagno di viaggio, di vita e di avventure. Non è stato facile convincerlo a scrivere, nonostante la buona scrittura sia una dote che caratterizza più lui che me. I suoi racconti, che spero siano numerosi anche se non ne sono affatto sicura, li troverete sotto l’etichetta “I Racconti di P”.

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giuseppe 22 Luglio 2015 - 19:24

Ciao, presto sarò a lisbona. Puoi consigliarmi qualche vicolo o strada in particolare di quelle tipiche di lisbona? strette, colorate ecc. grazie

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Racconti di Marche 23 Luglio 2015 - 09:56

Ciao Giuseppe, Lisbona ti conquisterà. I vicoli più belli e caratteristico sono proprio nel quartiere di Alfama che ho descritto in questo post. Il mio consiglio è: prendi il mitico tram 28 e poi arrivato su scoprili a piedi. Camminare è per me il miglior modo per conoscere una città 🙂

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