BUDAPEST – In molti la chiamano la Parigi dell’est, per l’eleganza dei suoi palazzi e la maestosità dei suoi viali. Penso che denominare una città con il nome di un’altra sia, in un certo senso, riduttivo e sicuramente non sufficiente per comprenderne l’anima, tantomeno quella complessa di Budapest.
Ho vissuto a Budapest tre mesi molti anni fa, era il 2003 e poi sono tornata in visita della città l’anno successivo. Quella che ho conosciuto io era una Budapest con la voglia di riscattarsi ed entrare in Europa, con tradizioni forti e con una precisa identità ma con la voglia di aprirsi dopo tanti anni di chiusura. Ero a Budapest quando i SI del Referendum per l’entrata in Europa vinsero e il Parlamento per festeggiare si illuminò tutto di blu e del giallo delle stelle dei paesi facenti parte dell’Unione.
La Budapest di oggi non la riconosco più e vedere le immagini delle stazione Keleti, quella in cui tante persone si affollano per cercare una vita migliore, quella stazione proprio di fronte il mio appartamento, dove ogni mattina passavo per andare a prendere il tram che mi portava in Piazza degli Eroi, nell’ufficio all’interno del Palazzo delle Esposizioni, mi fa stringere il cuore.
Costruita a ridosso del Danubio, la capitale Ungherese è segnata non solo geograficamente dal fiume che la disegna e rende unica la sua vista, dai tanti punti panoramici, uno spettacolo mozzafiato. Ripensando ai tempi in cui ho vissuto in questa città, l’immagine che per prima mi viene in mente è il senso di pace e di immenso che si ha osservando il parlamento del ponte Margherita di notte, uno dei numerosi ponti che collega la frenetica Pest alla più elitaria Buda.
Un gioco spettacolare di luci che si riflettono da una sponda all’altra: dalla maestosità della cupola del Parlamento all’austerità del palazzo reale, tanti amato dalla Principessa Sissi, sotto lo scorrere calmo e inesorabile del Danubio.
Eleganza e quartieri abbandonati, sfarzo e povertà, è la contraddizione l’elemento chiave di Budapest, una città dalla storia difficile, dal passato glorioso e dal futuro all’insegna del riscatto in un’ottica europea (lo spero!).
Ma Budapest è molto altro ancora: è una città da vivere di giorno, passeggiando lungo il Danubio o per la Vaci Utca, la via più elegante e occidentale della città, e di notte, per i numerosi locali con la musica dal vivo, (non perdetevi il Zsimpla, quante serate ho trascorso lì!) o in giro per la città grazie agi efficientissimi mezzi di trasporto.
Una città per lo shopping: di tendenza, a prezzi interessanti, e dell’artigianato, al mercato centrale o nei numerosi mercatini delle pulci. Una città che sa amare la vita: a cominciare dal cibo – assolutamente da andare alla taverna Szent Jupat in Dékàn utca 3, in una traversa di Moska Ter (dove fermala metro rossa) – e dal vino Tokay, per finire alle terme, usanza ereditata dai turchi.
La città ne è piena ed è un appuntamenti a cui assolutamente non si può mancare, anche d’inverno, non scoraggiatevi, sono un rimedio per il raffreddore: con – 2°C si può girare in costume all’aperto, e, vi assicuro, il freddo non si sente!
Stavolta le foto non sono mie (non ho recuperato a casa di mia madre quelle scattate all’epoca) quando le ritroverò le inserirò, per il momento ho preso tutte immagini di Google street view.