Una notte intera di bollitura, un intenso sapore di vino che pervade tutta la casa, fumi e profumi che entrano nelle narici inebriando i sensi. Dopo tanta fatica e tante ore di preparazione, eccola lì conservata nella sua bottiglia di vetro, in attesa di essere impiegata per qualcosa di ancora più ricco e succulento. Stiamo parlando della sapa.
La sapa si ottiene da una cottura lunga e a fuoco lento, meglio se in una pentola di rame, del mosto. Il risultato è una bevanda scura, dolciastra, piuttosto densa e appiccicosa. Descritta così non è affatto invitante, e, a dire il vero, anche il sapore non è niente di eccezionale. Ma la sapa non è fatta per essere bevuta (molto meglio il vino cotto che si ottiene sempre cuocendo il mosto ma per un tempo minore), ma per essere adoperata come ingrediente in prelibate ricette. In particolare la sapa è l’ingrediente principale dei sughetti (chiamati anche sciughetti o fumi cotti), una sorta di budino con le noci e per la preparazione dei cavallucci. Questo particolare tipo di dolce, tipico dell’entroterra anconetano e maceratese, prevede una lavorazione lunga e complessa. La mamma di chi scrive questo blog, li prepara poco prima di Natale, quindi con un po’ di pazienza, fra qualche settimana avrete ricetta e foto. Nel frattempo i cavallucci sono già comparsi nei forni e nelle pasticcerie, anche se a mio avviso, non hanno niente a che vedere con quelli preparati in casa.
La sapa è la protagonista anche di un importante sagra che si tiene verso la metà di ottobre ad Angeli di Rosora, in provincia di Ancona. Se non vi va di prepararla in casa, la potete acquistare durante i giorni della festa.
5 comments
Questa tipicità del territorio marchigiano mi ha sempre incuriosita molto. Non si è ancora presentata l’occasione giusta per approfondirne la conoscenza e assaggirne i prodotti ottenibili, quindi attendo con impazienza la tua ricetta.
Mia mamma ha preparato i cavallucci a Natale, al più presto le rubo la ricetta del suo vecchio quadernetto e la posto.
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Sughetti? Vale in provincia di Ancona; a Cingoli (MC) si chiamano “sapetti”, polenta realizzata con sapa, farina fine di mais e noci.
Si usa la sapa anche per mangiare la polenta tenera marchigiana; si “scava” una buchetta al centro del piatto di polenta, grande come una tazzina da thè, vi si versa la sapa, si ritaglia, a cominciare dal bordo, la “lesca” (striscia di polenta per almeno due bocconi) e si va ad intingere il boccone nella sapa che lo rende dolce.
La sapa ha talmente tanti usi ed è una risorsa fondamentale in queste terre.
Grazie delle informaizoni aggiuntive.