Oltre 100 anni di storia per questo campo che nel corso dei decenni ha cambiato funzione e aspetto e che ha racchiuso le storie di tante persone provenienti dalle città italiane e estere più disparate. Una storia raccontata da 20 anni dalla Casa della Memoria di Servigliano.
Servigliano, piccolo borgo del fermano di poco più di 2 mila abitanti, poco distante dal suo elegante borgo Settecentesco che strizza l’occhio ai principi illuministi della città ideale, trovate il parco della pace. Sempre aperto e visitabile gratuitamente, oggi è una grande area verde delimitata da mura con all’interno la palestra delle scuole, campi da tennis, da basket e due porte per il campo da calcio, panchine e giochi per bambini.
Per molti oggi il campo della pace è lo spazio dei grandi concentri, l’area infatti sta diventando un punto interessante per concerti di portata nazionale ma anche internazionale come i Deep Purple.
Al visitatore poco attento il parco non dirà molto di più ma in realtà quello che oggi è per fortuna un luogo di incontro, musica, aggregazione e anche relax nel Novecento è stato un campo di prigionia con funzioni e dimensioni variabili che ha visto passare al suo interno migliaia di persone di diverse nazionalità.
Il campo di Servigliano durante la Prima Guerra Mondiale
La posizione strategica di Servigliano, posto a metà tragitto della tratta ferroviaria Amandola- Fermo, la resero il luogo scelto per la realizzazione di un campo prigionia nel 1915 data l’imminente entrata in Guerra dell’Italia. Il campo poteva ospitare fino a 4 mila persone, ed era protetto da una mura alta 3 metri e vennero rinchiusi qui prigionieri di guerra austro-ungarici.
Il campo di Servigliano tra le due Guerre
Il campo non venne smantellato, prima chiuso, poi utilizzato come deposito militare nel 1935 venne affidato al dopo lavoro comunale che realizzato al suo interno un campo da calcio.
Il campo di Servigliano durante la Seconda Guerra Mondiale
L’entrata in guerra dell’Italia aprì nuovamente il campo alla sua funzione di prigionia. Vennero rinchiusi prigionieri Greci e poi i soldati Alleati. Dopo l’armistizio, facendo una breccia nel muro, ancora oggi visibile, molti soldati fuggirono per le campagne e verso i Sibillini ricevendo il supporto e l’aiuto della popolazione. Il campo passò sotto il dominio tedesco e ospitò in seguito gli ebrei catturati durante i rastrellamenti che poi furono condotti nel campi di sterminio tedeschi.
Il campo di Servigliano nel Dopoguerra
Finito il conflitto per il campo si aprì un nuovo capitolo: quello di raccolta dei profughi italiani, soprattutto provenienti dalla Dalmazia ma anche dalle ex colonie africane. Le abitazioni del campo non erano adatte alle famiglie e anche la mancanza di lavoro portò molte persone a cercare alternative altrove. Nel dopoguerra passarono per il campo oltre 55 mila persone. Il campo venne smantellato nel 1955 con la chiusura della linea ferroviaria che aveva in parte aiutato la sua creazione.
Il campo di Servigliano oggi: il parco della Pace e la Casa della Memoria
Di tutto questo, cosa rimane? Come vi dicevo ad un osservatore distratto: poco. Ci sono le mura, si può notare la breccia scavata per la fuga dopo l’armistizio. I cocci di vetri e il filo spinato sopra le mura. I resti una baracca (che a breve dovrà essere ristrutturata).
Ma se andate di fianco al campo da basket noterete nel prato le fondamenta di alcune baracche e probabilmente quello che era il pozzo di una latrina.
Vi consiglio però di uscire dal campo, andate nella parte opposta alla Casa della Memoria, troverete la casina degli scout e potrete immaginare come erano le baracche di un tempo e vi sembrerò di essere catapultato in un altra epoca e in un altra latitudine.
La casa della Memoria di Servigliano
Quella che era la vecchia stazione ferroviaria, ospita oggi la Casa delle Memoria. Fotografie, pannelli informativi e un plastico del campo, vi permetteranno di avere una visione più chiara di quello che è stato il campo. Ma se potete prenotate una visita guidata, sarò il modo migliore per conoscere in maniera approfondita, quello che il campo è stato non solo per il piccolo borgo di Servigliano ma per la stessa storia delle Marche e dell’Italia.
Ringrazio Giordano Viozzi, presidente dell’associazione che gestisce la Casa della Memoria, per la visita del campo e per avermi fatto scoprire tanti aspetti che di questo luogo che ho frequentato numerose volte e che ancora non avevo notato.
Per maggiori info e per la prenotazione della visita guidata potete consultare il sito: lacasadellamemoria.com