Il dialetto Marchigiano: un guazzabuglio di parlate

by Racconti di Marche
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Nei film o in televisione il marchigiano spesso parla come l’umbro. Una semplificazione che ha ben poco a che vedere con la realtà di questa variegata e complessa regione.

Sì perché un vero e proprio dialetto marchigiano non esiste: prendete un pesarese ed un ascolano, noterete subito come il loro modo di parlare sia assolutamente diverso. Ma anche stando all’interno della stessa provincia le cose cambiano al percorrere di pochi chilometri, Osimo e Jesi (una trentina di chilometri di separazione) e due dialetti diversi.

Nelle Marche si possono infatti distinguere tre macro aree dialettali:

  • quella nord rientrante nella lingua emiliano-romagnola, da Senigallia in su
  • quella centrale (Province di Ancona e di Macerata/Fermano, anche se a mio avviso andrebbero divise in quanto profondamente differenti) inseriti nei dialetti mediani.
  • quella sud dell’Ascolano considerata una variante dei dialetti Abruzzesi

 

Ogni area si divide poi in micro zone con differenze di accenti, costruzioni sintattiche e vocaboli propri. Per approfondire il discorso potete consultate la pagina di Wikipedia, o meglio, farvi un giro per tutte le Marche e sentire con le vostre orecchie le particolarità di ogni luogo che visitate.

Vi saluto con una simpatica poesia di un mio conterraneo, Germano Sassaroli


Carlantò de Bugionero

L’Italia è propio cómmo ru patró!
Che quanno che pijò ra redetà,
Se mésse attorno a lù tanti magnó,
Che pure l’óssi jé vulìa sporpà.

Chi jé dicìa Eccellenzia! Chi Baró!
Chi ru chiamava Amicu! Chi Compà!
E intanto ru pelava, e stu minchió
Ogni dì coll’Abrei aìa da fa’.

Ma l’ócchji óprì a ra fine; in póchi dì
Mannò tutti collóra a fa’ squartà:
E adesso, a dilla, è riccu sènza fì.

E sci l’Italia non farrà cuscì,
Ce scommetto ri puji de Mimà
Ch’esso presto fallisce, o rva a sirvì.

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Shara 3 Dicembre 2009 - 08:09

Eh eh, io non sono di quan ma ci vivo da tre anni (proprio ad Osimo, che tu hai citato) e non posso che confermare: qui – come dappertutto direi – il dialetto è specifico di una zona, pieno di mille inflessioni diverse e tipiche di un posto specifico. Vero anche che, non sempre, è facile distinguerne uno dall’altro, soprattutto se non si è della zona. Il dialetto resta comunque una parte importante della cultura locale, secondo me.

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Narratore 3 Dicembre 2009 - 10:36

Tu pensa che ci sono delle lievi differenze già tra Osimo Stazione e Passatempo.
Siccome mi capita spesso di bazzicare il piceno, non ti dico che bello poter cogliere le varie diversità nelle costruzioni sintattiche, oppure come cambiano le varie parole.

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Paolo 3 Dicembre 2009 - 16:52

Io vivo in quella terra di mezzo fra il maceratese e l’ascolano che è il fermano, il cui dialetto ha strettissime parentele col maceratese. Anzi, pare che il “fermano-maceratese” sia un dialetto omogeneo, anche tenendo conto delle origini e delle evoluzioni dei fenomeni linguistici. E pare che non sia il semplice riflesso di altre lingue (laziale e toscano) ma che abbia radici dirette con gli arcaismi autoctoni. Per chi volesse approfondire l’argomento: Siliquini Lando, Il dialetto fermano-maceratese. Nuove evidenze e antiche tracce, la ricerca e l’orgoglio delle radici, Livi, 2007

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