RECANATI – Quanti furono i marchigiani che dalla fine dell’Ottocento decisero di emigrare? Che paese scelsero? Che tipo di emigrazione fu?
Villa Colloredo Mels, a Recanati ospita un museo interattivo molto interessante: il Museo dell’Emigrazione Marchigiana racconta infatti un secolo di storia delle Marche e dei marchigiani, che per i motivi più svariati, decisero di lasciare le loro terre e di cercare fortuna altrove.
L’emigrazione marchigiana fu molto variegata: sia in termini di paesi scelti (anche se l’Argentina con i suoi 200 mila emigrati marchigiani detiene il primato) sia nella tipologia stessa di emigrazione.
Sapevate che i primi marchigiani a sbarcare in Argentina furono i pescatori di Ancona e si trasferirono al quertiere della Boca a Buones Aires?
C’è chi cercò fortuna in America, sia del nord sia del sud, chi si spinse fino all’Australia dove le comunità marchigiane sono tutt’ora molto forti. Ma anche l’Europa stessa fu polo di attrazione, specie per le fabbriche e le miniere (sapevate ad esempio che nella tragedia di Marcinelle in Belgio circa un 10% delle vittime italiane era marchigiano?).
Furono molte le donne, con un lavoro specializzato (specie nella calzatura) che emigrarono in Europa grazie alla loro manualità. Questo tipo di emigrazione non era ben vista anche perché al loro ritorno erano decisamente più emancipate e indipendenti rispetto agli standard del luogo di origine.
Non emigravano solo i più poveri (spesso non avevano nemmeno i soldi per il biglietto) ma anche famiglie più agiate o professionisti in cerca di quella fortuna che la terra di origine non aveva gli aveva ancora dato. Nel museo potete ascoltare alcune delle loro storie.
Chi non aveva i soldi per la traversata spesso incappava nella truffa del PrePaid, il biglietto pre-pagato dai futuri datori di lavori da cui poteva capitare di non riuscire mai a sdebitarsi.
Scoprirete poi che la valigia di cartone, simbolo nell’immaginario collettivo del migrante, in realtà non era così usata. I più poveri avevo giusto un fagotto, chi emigrava portando con se il proprio know-how si portava dietro bauli con attrezzi e utensili da poter utilizzare nella loro nuova vita.
Interessante vedere poi i manifesti pubblicitari che invitavano ad emigrare, le promozioni dei viaggi in nave, i menù che venivano proposti alle varie classi.
E in un attimo ci si immedesima in chi nella sua vita non aveva neanche mai visto il mare e poi si ritrova una metropoli con i grattacieli come New York. La fatica di un viaggio così lungo, la mancanza di igiene, una lingua non capita, e forse, e lo spero, si sarà un po’ più tolleranti verso i migranti di oggi, che spesso fanno viaggi in condizione peggiori rispetto a 100 anni fa, scappando non solo dalla miseria, ma anche da guerre e bombardamenti.
Il Museo dell’Emigrazione Marchigiana lo trovate al pian terreno (poi si scende anche nei sotterranei) di Palazzo Colloredo Mels. Il biglietto al solo museo costa solo 2 euro, ma vi consiglio di approfittarne per salire ai piani superiori e godervi la Pinacoteca con la bellissima Annunciazione di Lorenzo Lotto.
Alla fine del percorso espositivo vi aspetta poi un grande schermo touch dove poter cercare il vostro avo emigrato, magari trovere il vostro zio d’america!
Il database è ovviamente on line e disponibile a tutti. ed è questo -> ciseionline.it
Ci sono diverse possibilità di acquistare biglietti cumulativi che vi permettono anche di visitare il museo dedicato a Beniamino Gigli presso il teatro Persiani.
Museo dell’Emigrazione Marchigiana