Cosa vedere e cosa fare a Roccafluvione? Di certo un’immersione di gusto tra tartufo nero pregiato e zafferano, ma anche passeggiate lungo i corsi d’acqua e ammirando le sue numerose cascate.
Roccafluvione ha una storia piuttosto curiosa, è stato infatti un antesignano delle unioni di comuni visto che nel 1866 si aggregarono al borgo di Rocca Casaregnana i castelli di Osoli e di Rocca Reonile dando origine all’attuale comune Roccafluvione.
Il nome che ha accumulato i vari abitati del vastissimo territorio di ben 60KM2, 31 frazioni e un dislivello da va dai 200 ai 1050 mt slm, prese il nome dal Fluvione, il fiume che attraversa la vallata.
Un territorio così vasto e variegato poteva non regalare molteplici aspetti da vedere e cose da fare?
Ho scoperto Roccafluvione grazie a #RipartidaiSibilliniExperience, il social tour che per il terzo anno racconta e promuove le zone colpite dal sisma del 2016. In quest’occasione ero con la mia amica e super viaggiatrice Simona che ha raccontato l’esperienza in un bellissimo articolo dedicato ad un weekend a Roccafluvione. Ospiti di Norma ed Ezio del BB Il Rifugio dei Marsi, caratterizzato dalla possibilità di dormire nelle botti, abbiamo trascorso 24 ore in questo territorio ricchissimo di prelibatezze.
L’oro nero: il tartufo nero pregiato di Roccafluvione
Iniziamo con uno degli aspetti più interessanti di Roccafluvione: il tartufo nero pregiato “cacciato” dai tartufai che si aggirano tra i boschi o “raccolto” nelle numerose tartufaie presenti in zona. Oltre al tartufo nero pregiato a Roccafluvione potete trovare il tartufo bianco e il tartufo nero estivo.
Ho avuto il piacere di conoscere come funziona una tartufaia e vedere all’opera la bravissima Pelù e la sua padrona Rita grazie alla famiglia Angellozzi, cavatori fin dall’Ottocento arrivati alla oramai alla quinta generazione che dalla frazione di Vallicella di Roccafluvione han fatto della passione di famiglia una impresa internazionale (hanno un punto vendita anche a New York).
Rita con Pelù, la sua inseparabile e fidata cagnolina, ci ha fatto vivere la magia della ricerca di tartufi. Ci ha raccontato come nasce una tartufaia: dalla scelta del terreno alle micorizzazioni delle piante (utilizzano per lo più alberi di roverelle), a come vanno gestite, potate, annaffiate, fino alla ricerca, da dicembre a marzo, dei preziosi tuberi. Un lavoro faticoso, dove la sintonia con il cane, l’amore per la natura e la pazienza, fanno sì che i tanti sacrifici, e anche la fatica di “cavare” i tartufi, non si facciano sentire.
Ma una volta “cavato” il tartufo, cosa succede a casa Angellozzi?
Il tartufo viene lavato, rigorosamente a mano, e dopo la selezione, visiva e qualitativa, viene destinato fresco alla vendita (e per lo più abbandona i confini nazionali) o viene lavorato: può quindi essere surgelato o conservato semplicemente con acqua e sale.
Le salse tartufate? Il male assoluto 😉 Ve lo avevo raccontato qualche anno fa e ne ho avuto la conferma dagli Angellozzi. Le varie salse tartufate, oli tartufati etc…che pagate un occhio della testa non hanno praticamente nulla di tartufo, ma è solo un gas, che ci mette una vita ad essere digerito, a dare il profumo. La storia del bismetiltiometano ve l’avevo raccontata in questo post.
A Roccafluvione trovate sia il punto vendita aziendale (in Via Ponte Pugliese, 13) sia l’agriturismo di famiglia La Cambra posto ai piedi di una loro tartufaia. È anche possibile prenotare l’esperienza della ricerca dei tartufi con il cane in tartufaia.
L’oro rosso: le coltivazioni di zafferano di Roccafluvione
Un’altra prelibatezza che potere trovare a Roccafluvione è lo zafferano, coltivazione che da qualche anno sta coinvolgendo sempre più imprese agricole. Lo potete acquistare direttamente da loro (ad esempio da Mercuri Mario). Nella seconda metà di ottobre sbocciano i fori viola di zafferano per cui potrete ammirare i campi in tutto splendore.
Una curiosità: lo zafferano è uno degli ultimi fuori dell’estate dove le api ricavano il nettare per l’inverno e per la costruzione dell’alveare.
L’oro…marrone? I castagneti e la raccolta delle castagne a Roccafluvione
Quando Norma ci ha raccontato delle bellezze di Roccafluvione e del suo oro nero e oro rosso, a Simona è venuta spontanea la battuta: e l’oro marrone delle castagne? Roccafluvione ha infatti tantissimi boschi di castagneti dove poter andare a raccogliere marroni e castagne nella stagione autunnale.
Sotto la superguida di Ezio, il marito di Norma, siamo andati nel castagneto proprio sopra il loro BB a raccogliere i marroni. Sono sufficienti scarpe da ginnastica robuste, buone gambe e magari un paio di guanti da giardino per evitare di pungersi con i ricci delle castagne. In autunno potete prenotare l’esperienza della raccolta delle castagne anche tramite Norma che vi accompagnerà nei loro numerosi castagneti.
Cosa vedere a Roccafluvione: l’acqua è la grande protagonista, tra cascate e mulini
A Roccafluvione l’acqua non manca di certo e crea, grazie al notevole dislivello del territorio, suggestive cascate come quelle dell’Arena (foto di copertina) e quella di Forcella al confine con Acquasanta Terme. E se c’è una cascata potevano mancare i mulini? Certo che no!
Cosa vedere a Roccafluvione: le chiese
Data la relativa giovane età di Roccafluvione, l’abitato a valle non presenta particolari aspetti interessanti. Ci sono però due chiese che non potete assolutamente perdervi. La prima è la chiesa di Sant’Antonio situata sul Ponte Nativo: un ponte naturale formatosi dall’incontro di due rocce. La chiesa è davvero curiosa, oltre ad essere piccolissima, si sviluppa con una sorta di porticato proprio sul ponte. Leggenda vuole che sotto al ponte ci fossero delle grotte profonde abitate dai briganti e una targa, ancora presente, li avvisava che l’immunità, nonostante la presenza della chiesa, non era valida!
L’altra chiesa, ora chiusa a causa del terremoto, è la chiesa di Santo Stefano (XII sec) con la sua suggestiva cripta a tre navate.
Nel vostro girovagare per Roccafluvione un posticino che vi straconsiglio per degustare tartufo, castagne (se di stagione) ma anche funghi e prelibatezze picene, è lo storico ristorante Donnarosa (conosciuto anche come Grottino), a cui ho dedicato questo articolo anche per la storia stessa della famiglia e per la verve della signora Rosa che ad ottant’anni e passa alle 11 di sabato sera ancora sta in cucina, e guai a smuoverla!
Una sosta veloce, come abbiamo fatto noi su consiglio di Norma, va fatto nella bottega emporio della signora Mafalda (lungo la strada che porta a Salare, un gruppo di case isolato sulla sinistra). Noi ne abbiamo approfittato per prendere una bella caciottina fatta con il latte delle pecore di Roccafluvione. Mica come il Parmigiano che non si sa come viene fatto! Di queste sappiano cosa mangiano…parola di Mafalda!